Dove insegni e di quali materie ti occupi?
L’utenza della mia scuola è molto varia, i ragazzi hanno diverse provenienze e la mia laurea in Mediazione linguistica e culturale mi è stata di aiuto: la multiculturalità è una sfida, ma soprattutto un arricchimento per me e per i miei studenti.

Musica e scrittura
Quali sono le specificità dell’insegnamento musicale, quali obiettivi educativi si possono raggiungere attraverso questo linguaggio?
In questi anni ho sentito spesso parlare della musica come di un linguaggio universale a cui si accede in modo immediato. Sono arrivato alla conclusione che non è così: certo, la musica è un mezzo potente, ma servono chiavi di accesso. La musica diventa comprensibile quando si è abituati a viverla. L’ho sperimentato in prima persona con il genere trap, il più frequentato dai miei studenti. Quando hanno iniziato ad affermarsi i primi trapper, confesso che ho avuto una reazione perplessa, di rigetto. Poi con il tempo mi sono abituato a quel contesto sonoro. Ora, anche se la comunicazione verbale della trap mi trova spesso in disaccordo, a livello musicale è diventata parte del mio bagaglio, la comprendo. Lo stesso capita ai miei ragazzi quando propongo loro dimensioni musicali più distanti dalle loro abitudini. Mi illumino quando apprezzano musica che appartiene al passato, alla mia cultura. Magari sono brani degli anni Settanta o Ottanta, che a loro sembrano di epoche remote: sono molto meno abituati della mia generazione a ricercare musica di altri periodi, vanno stimolati a farlo.
A volte c’è anche qualcuno che, in seguito alle lezioni, decide di intraprendere lo studio di uno strumento. Qualche settimana fa sono capitato in un locale vicino a Erba per un contest musicale e ho incontrato un ex studente che suonava la chitarra in uno dei gruppi presenti. Lo avevo avuto in classe solo tre mesi, ma ha detto che le mie lezioni lo hanno ispirato a cominciare a suonare. Una bella gratificazione.
Quali sono per te le soddisfazioni più grandi dell’insegnamento?
Come è nato il tuo desiderio di raccontare la scuola attraverso i social?
Che tipo di interazioni hanno i tuoi canali social? Qual è il tuo pubblico e qual è di solito il tenore degli scambi e dei commenti che ricevi?
Racconto brevi spaccati di vita, in cui anche le incomprensioni che possono sorgere con i ragazzi sono lette in chiave comica. Le interazioni sono di solito molto positive, anche se, come sempre sui social, non mancano le critiche. A volte ce l’hanno con i miei capelli lunghi, il mio modo di vestire informale, altre si scagliano contro alcuni video dissacranti, come quelli che ho ideato insieme ad altri content creator sulle differenze tra i diversi indirizzi (licei, istituti professionali ecc.). Tendenzialmente evito di rispondere alle offese, perché non credo che i social siano il luogo giusto per educare. I commenti più duri arrivano da adulti legati a una visione del docente molto formale e iperistituzionale, un modello che non mi rispecchia.
Uno degli obiettivi del mio progetto di comunicazione sui social è proprio quello di umanizzare e, in un certo senso, svecchiare la figura del professore, un cambiamento che ritengo necessario per diminuire la distanza tra gli insegnanti e i ragazzi.
Uno degli obiettivi del mio progetto di comunicazione sui social è proprio quello di umanizzare e, in un certo senso, svecchiare la figura del professore, un cambiamento che ritengo necessario per diminuire la distanza tra gli insegnanti e i ragazzi.
Un’altra cosa che manca è un’introduzione pragmatica ad argomenti economici: cos’è uno stipendio? Come funziona? E un mutuo? Sono passaggi che gli studenti dovranno affrontare e a cui spesso arrivano impreparati.
Infine, riguardo la formazione degli insegnanti, credo sarebbe utile dare la possibilità a chi, dopo la laurea, vuole cimentarsi in questo mestiere di insegnare da subito attraverso un tirocinio retribuito, di mettersi alla prova in classe. Non c’è nulla che consolidi le conoscenze accademiche come insegnare, e farlo subito dopo la laurea permetterebbe a molti giovani di accedere a questa professione in un momento in cui sono pieni di energie e di entusiasmo.