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Parola agli insegnanti

Isabella Mussi: le potenzialità della pluriclasse

Tempo di lettura stimato: 5 minuti
12 Marzo 2025

12 Marzo 2025

Dove insegna e di quali materie si occupa?

Sono insegnante di ruolo presso le scuole elementari di Sarezzano, che fanno parte dell’Istituto Comprensivo di Tortona B: è una piccola scuola situata in un comune di poco più di mille abitanti sulle colline tortonesi. Insegno italiano e inglese in una classe seconda e in una pluriclasse che accorpa prima e terza. Fino all’anno scorso, invece, insegnavo in una scuola elementare del comune di Tortona, un istituto più grande dove lavoravo come insegnante prevalente, occupandomi quindi, in pratica, di tutte le materie per la stessa classe.

Insegna da molto e qual è stata la sua formazione?

Sono di ruolo dal 2007 e insegno da quando avevo 19 anni. Per quanto abbia svolto anche altri lavori, la mia è stata una scelta molto precoce. Dopo il diploma magistrale ho fatto diverse esperienze all’estero e mi sono specializzata nella lingua inglese, che è da sempre la mia passione. In seguito a diversi anni di supplenza, sono entrata in ruolo come specialista di lingua inglese e, a partire da lì, mi sono formata principalmente in ambito umanistico. Tuttavia, mi è capitato di dover insegnare anche matematica e, di conseguenza, ho seguito corsi per l’insegnamento della matematica, delle scienze e della tecnologia. La formazione e l’aggiornamento per gli insegnanti sono continui e trasversali, riguardano le discipline, ma anche ambiti specifici che possono imporsi nel tempo. Negli ultimi anni, ad esempio, ho seguito corsi sull’insegnamento dell’italiano come seconda lingua e sui disturbi dell’apprendimento, per rispondere alla crescente presenza di studenti non italofoni e con bisogni educativi speciali.

Quest’anno, invece, sto seguendo una formazione di Indire rivolta alle piccole scuole. È un corso strutturato per dare supporto alle scuole con pochi studenti o isolate geograficamente, offrendo spunti sia organizzativi sia metodologici e didattici, ad esempio per la gestione delle pluriclassi che comprendono diversi livelli scolastici.

A che trasformazioni ha assistito nel corso dei suoi anni a scuola?

Ci sono state modifiche molto evidenti nell’utenza: come credo accada in tutte le scuole del territorio italiano, nelle scuole dove ho insegnato è cresciuto il numero di studenti di lingua non italofona. Questo dato ha segnato un cambiamento nel ruolo dell’insegnante, sia a livello di preparazione sia a livello di didattica: l’insegnamento dell’italiano come seconda lingua è diventato molto rilevante nella quotidianità di qualsiasi insegnante, a prescindere dalla disciplina. Questo cambiamento ha avuto anche risvolti positivi per quanto riguarda un approccio più interculturale e la compresenza di bambini con tante nazionalità diverse.

Su quali aspetti didattici e pedagogici si concentra in particolare nel suo insegnamento?

Per quanto riguarda l’insegnamento dell’italiano, mi focalizzo sui vari aspetti dell’apprendimento della lingua, che poi sono simili anche per la lingua straniera, primo fra tutti l’ascolto. Oggi, in particolare, i bambini hanno molta difficoltà a prolungare i tempi di attenzione, e lavorare sull’ascolto può aiutare in questo senso, sia a livello di conversazione sia attraverso la lettura ad alta voce di storie e testi di vario genere da parte degli insegnanti.

L’espressione orale è fondamentale, anche perché propedeutica alla produzione scritta: per questo do spazio al racconto delle esperienze personali e alla rielaborazione dei testi ascoltati.

Un altro aspetto è quello della lettura: cerco di avvicinare i bambini al piacere di leggere nel modo più divertente possibile. Anche nella mia scuola, come in molte altre, c’è una biblioteca ben fornita che utilizziamo spesso.

Ci sono strategie didattiche che trova valide per far fronte a eventuali difficoltà nell’apprendimento o in presenza di studenti con bisogni educativi speciali?

Di sicuro, nel caso di bambini con bisogni educativi speciali, la collaborazione con gli insegnanti di sostegno, quando presenti, è fondamentale. È importante considerare il docente che svolge questo ruolo, a prescindere dagli allievi che segue, come cruciale per l’inclusione e la collaborazione di tutti i bambini della classe.
Per la formazione che ho avuto, poi, una tecnica che uso spesso e che trovo utile anche in questi casi è il cooperative learning. Cerco di organizzare la classe affinché i bambini possano partecipare alle attività nel modo più collaborativo possibile, a coppie o in piccoli gruppi. Ad esempio, assegno a rotazione le attività di routine quotidiane, così che gli studenti possano sentirsi parte attiva della vita scolastica. Inoltre, organizzo lo spazio in modo flessibile, permettendo lo spostamento dei banchi per facilitare il lavoro a gruppi. È una strategia fondamentale per tutte le discipline e aiuta moltissimo anche nella gestione di una pluriclasse in cui vengono accorpate due o più classi di bambini di età diverse quando non si raggiunge il numero minimo di iscritti. Un tempo e in alcuni luoghi isolati della nostra penisola la pluriclasse era vissuta come una necessità, oggi può diventare un’occasione per mettere in pratica strategie e metodi efficaci e stimolanti per la crescita relazionale e scolastica dei bambini.

Ci può dire come funziona il percorso di insegnamento e di apprendimento in una pluriclasse?

Nella pluriclasse in cui insegno, che accorpa allievi di terza e bambine di prima, lavoro in due direzioni: da un lato cerco punti di contatto tra i due livelli, ad esempio nei momenti di conversazione, di riflessione sulla lingua o di lettura, dall’altro però devo anche individuare momenti didattici in cui i due gruppi lavorino autonomamente, le allieve di prima, in particolare, hanno infatti bisogno di molta attenzione rispetto all’apprendimento della letto-scrittura.

L’eterogeneità è comunque un’importante risorsa che permette di mettere in atto strategie come il peer tutoring (il processo per cui uno studente può guidare un compagno in un’attività o nell’apprendimento di un concetto) e può incentivare la motivazione, come succede ad esempio quando gli allievi di terza leggono i libri alle bambine di prima, accrescendo il piacere della lettura.

Quali sono gli aspetti critici o sfidanti che riscontra nel suo lavoro?

Una sfida, che direi però costruttiva, è, soprattutto negli ultimi anni, quella legata alla tecnologia. Adeguarsi ai nuovi strumenti e accedere a una formazione continua su questo tema non è sempre semplice, ma è ormai necessario per fornire ai bambini competenze adeguate. Non si tratta solo dell’uso della tecnologia nella didattica, ma anche dell’educazione civica rispetto all’uso della rete, un tema sempre più rilevante sin dalle scuole elementari. Per fortuna esistono moltissime possibilità di formazione per gli insegnanti in questo ambito.

Secondo lei un insegnante può fare la differenza nella vita di uno studente?

Come insegnante mi sento sicuramente investita di un ruolo molto importante nella vita dei bambini, sia per la loro crescita emotiva sia per il loro apprendimento.
Ai miei studenti dico sempre che credo che il nostro sia il lavoro più bello del mondo, perché possiamo regalare, proprio come un dono, i primi apprendimenti delle loro vite, in particolare la lettura e la scrittura, attività che li accompagneranno per sempre.
Gli anni delle scuole elementari sono cruciali per la crescita relazionale e sociale, ed essere al fianco dei bambini nel momento in cui instaurano le prime relazioni con gli altri è un privilegio. Ma anche per i ragazzi più grandi l’insegnante, investito del ruolo di educatore e mentore, può essere una figura decisiva.
In definitiva, sì, sento di avere una responsabilità enorme nei confronti dei miei studenti.

Gli anni delle scuole elementari sono cruciali per la crescita relazionale e sociale, ed essere al fianco dei bambini nel momento in cui instaurano le prime relazioni con gli altri è un privilegio

di Eleonora Recalcati

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