Dove insegna e di quali materie si occupa?
Insegna da molto e qual è stata la sua formazione?
Quest’anno, invece, sto seguendo una formazione di Indire rivolta alle piccole scuole. È un corso strutturato per dare supporto alle scuole con pochi studenti o isolate geograficamente, offrendo spunti sia organizzativi sia metodologici e didattici, ad esempio per la gestione delle pluriclassi che comprendono diversi livelli scolastici.
A che trasformazioni ha assistito nel corso dei suoi anni a scuola?
Su quali aspetti didattici e pedagogici si concentra in particolare nel suo insegnamento?
L’espressione orale è fondamentale, anche perché propedeutica alla produzione scritta: per questo do spazio al racconto delle esperienze personali e alla rielaborazione dei testi ascoltati.
Un altro aspetto è quello della lettura: cerco di avvicinare i bambini al piacere di leggere nel modo più divertente possibile. Anche nella mia scuola, come in molte altre, c’è una biblioteca ben fornita che utilizziamo spesso.
Ci sono strategie didattiche che trova valide per far fronte a eventuali difficoltà nell’apprendimento o in presenza di studenti con bisogni educativi speciali?
Per la formazione che ho avuto, poi, una tecnica che uso spesso e che trovo utile anche in questi casi è il cooperative learning. Cerco di organizzare la classe affinché i bambini possano partecipare alle attività nel modo più collaborativo possibile, a coppie o in piccoli gruppi. Ad esempio, assegno a rotazione le attività di routine quotidiane, così che gli studenti possano sentirsi parte attiva della vita scolastica. Inoltre, organizzo lo spazio in modo flessibile, permettendo lo spostamento dei banchi per facilitare il lavoro a gruppi. È una strategia fondamentale per tutte le discipline e aiuta moltissimo anche nella gestione di una pluriclasse in cui vengono accorpate due o più classi di bambini di età diverse quando non si raggiunge il numero minimo di iscritti. Un tempo e in alcuni luoghi isolati della nostra penisola la pluriclasse era vissuta come una necessità, oggi può diventare un’occasione per mettere in pratica strategie e metodi efficaci e stimolanti per la crescita relazionale e scolastica dei bambini.
Ci può dire come funziona il percorso di insegnamento e di apprendimento in una pluriclasse?
L’eterogeneità è comunque un’importante risorsa che permette di mettere in atto strategie come il peer tutoring (il processo per cui uno studente può guidare un compagno in un’attività o nell’apprendimento di un concetto) e può incentivare la motivazione, come succede ad esempio quando gli allievi di terza leggono i libri alle bambine di prima, accrescendo il piacere della lettura.
Quali sono gli aspetti critici o sfidanti che riscontra nel suo lavoro?
Secondo lei un insegnante può fare la differenza nella vita di uno studente?
Ai miei studenti dico sempre che credo che il nostro sia il lavoro più bello del mondo, perché possiamo regalare, proprio come un dono, i primi apprendimenti delle loro vite, in particolare la lettura e la scrittura, attività che li accompagneranno per sempre.
Gli anni delle scuole elementari sono cruciali per la crescita relazionale e sociale, ed essere al fianco dei bambini nel momento in cui instaurano le prime relazioni con gli altri è un privilegio. Ma anche per i ragazzi più grandi l’insegnante, investito del ruolo di educatore e mentore, può essere una figura decisiva.
In definitiva, sì, sento di avere una responsabilità enorme nei confronti dei miei studenti.