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Foto di scena - tutti i diritti riservati
17 Marzo 2025
17 marzo 2025

Il ragazzo dai pantaloni rosa

Un tragico caso di cyberbullismo, portato sul grande schermo, aiuta a non dimenticare.

Intervista a Roberto Proia,
Executive Director of Theatrical Distribution and Productions di Eagle Pictures
Tempo di lettura: 10 minuti
È il film italiano più visto nel 2024, con quasi un milione e mezzo di spettatori. Un successo eccezionale, che continua a far parlare di sé. Il ragazzo dai pantaloni rosa è ispirato alla storia vera di Andrea Spezzacatena, che, vittima di bullismo e cyberbullismo, si è tolto la vita nel 2012 a quindici anni. L’evento scatenante è tragicamente banale. Per un semplice errore di lavaggio, un paio di jeans rossi diventano rosa. Andrea, senza pensarci troppo, li indossa per andare a scuola suscitando tra i compagni una reazione feroce, che culmina nella creazione di una pagina Facebook – intitolata, appunto, Il ragazzo dai pantaloni rosa – dove si concentrano e si moltiplicano le molestie. Molestie così violente da risultare per lui intollerabili. Il film, uscito a novembre 2024, è tornato in sala in occasione della Giornata nazionale contro il bullismo e il cyberbullismo il 9 febbraio 2025, registrando il maggior incasso di quel giorno. Parliamo della genesi del film e delle ragioni della sua fortuna con Roberto Proia, che è anche autore della sceneggiatura oltre che produttore e distributore.

Come mai ha deciso di raccontare questa storia e perché proprio ora?

Ho scoperto la storia di Andrea per una coincidenza, per una notifica che mi è arrivata sull’account Facebook. Ironia della sorte, il social media sul quale si sono riversate le ingiurie maggiori contro di lui. Ho fatto delle ricerche e questa vicenda, che risale a dodici anni fa, mi è parsa straordinariamente attuale. In effetti, è stato uno dei primi casi di bullismo e cyberbullismo che ha portato al suicidio di un minore, ma nel frattempo il fenomeno è andato aumentando e quindi è diventato ancora più urgente parlarne. I diritti del libro che Teresa Manes, la mamma di Andrea, aveva scritto per raccontare questa storia erano ancora disponibili e quindi l’ho contattata e l’idea del film ha preso corpo.
AI e scuola, intervista a Mario Rasetti

Foto di scena – © tutti i diritti riservati

Quale ruolo ha avuto Teresa Manes nello sviluppo del film?

Ho lavorato con lei, fianco a fianco, per essere sicuro di dar voce al suo desiderio, cioè realizzare un film sulla vita di Andrea, non sulla sua morte, cosa che credo siamo riusciti a fare.
Anche il padre di Andrea, Tiziano, e il fratello Daniele hanno letto e approvato la sceneggiatura. Teresa inoltre è venuta sul set durante le riprese. Ma la cosa più importante che ha fatto è stato riaprire la ferita che aveva faticosamente cercato di sanare per permettermi di scrivere la sceneggiatura: è stato un grande atto di generosità da parte sua.

Che cosa le ha lasciato questo film, come persona e come uomo di cinema?

È stato un viaggio personale molto importante, mi ha consentito di entrare in contatto con centinaia e centinaia di ragazzi per parlare del film. Durante gli incontri che ho tenuto, e che continuerò a tenere, nelle scuole, ho avuto modo di condividere le loro storie, e lo considero un privilegio. Se devo dirlo in due parole, quest’esperienza mi ha lasciato la speranza: perché vedere che un film di questo tipo intercetta un pubblico così vasto e di età diverse mi fa pensare che c’è un’Italia buona, pronta ad ascoltare se racconti le cose nella giusta maniera.

Se devo dirlo in due parole, quest’esperienza mi ha lasciato la speranza: perché vedere che un film di questo tipo intercetta un pubblico così vasto e di età diverse mi fa pensare che c’è un’Italia buona, pronta ad ascoltare se racconti le cose nella giusta maniera.

Quando ha scritto la sceneggiatura ha pensato a un pubblico in particolare?

Ho voluto parlare ai ragazzi: quelli che subiscono atti di bullismo, quelli che li compiono, talvolta senza rendersene conto, e quelli che ne sono semplicemente testimoni. Non volevo fare la “lezioncina”, né scioccarli, tanto è vero che il suicidio non viene rappresentato nel film. Più che spiegare che i bulli stavano sbagliando, volevo farlo sentire, metterlo in scena.

La scuola di Andrea ha un ruolo importante in questa storia?

All’epoca, a quanto dice Teresa Manes, e devo fidarmi della mia fonte, fu latitante. Oggi le circostanze sono cambiate, c’è una diversa sensibilità sul tema rispetto a dieci anni fa: moltissimi istituti hanno un referente per il bullismo e per il cyberbullismo, e questo vuol dire che da allora c’è stata una grande evoluzione nella gestione di questi problemi.

Avete coinvolto le scuole per il lancio del film?

Abbiamo lavorato con le scuole fin da subito, già da giugno, cioè cinque mesi prima dell’uscita in sala di novembre. Abbiamo parlato del film, in modo che gli insegnanti potessero conoscerlo e proporlo come proiezione scolastica. E poi a settembre, il presidente Mattarella ha inaugurato l’anno scolastico con il consueto evento Tutti a scuola, trasmesso in diretta su Rai 1: durante la cerimonia è stato presentato il film, con la partecipazione di Teresa Manes.
Inoltre, abbiamo preparato un dossier didattico, per offrire agli insegnanti un supporto al loro lavoro.
AI e scuola, intervista a Mario Rasetti

Foto di scena – © tutti i diritti riservati

Con quale tipo di scuole avete lavorato maggiormente?

Abbiamo registrato l’interesse delle scuole a partire dalla prima media sino alla quinta superiore. Ho partecipato a decine di incontri e ascoltato i ragazzi dopo le proiezioni: è come se avessimo scoperchiato un vaso di Pandora. È uscito di tutto, mi sono trovato anche a piangere con loro, perché finalmente grandi e piccoli potevano raccontare dolori che fino a quel giorno erano rimasti sommersi.

Prima dell’uscita nelle sale, il film è stato presentato in un evento organizzato da Alice nella città, la sezione autonoma e parallela della Festa del Cinema di Roma dedicata ai giovani. Ci racconta cos’è successo?

Durante la proiezione, una sparuta minoranza di studenti ha disturbato, lasciandosi andare a fischi e insulti rivolti ad Andrea e al film. Alla fine, i ragazzi coinvolti si sono autodenunciati, hanno rivisto il film e riconosciuto il loro errore. D’altronde, se non ci fossero casi di questo tipo non saremmo nemmeno qui a parlare: il fatto è che questo film può essere uno spunto di riflessione per tutti, compresi i bulli. Soprattutto quelli inconsapevoli, che non si rendono conto della natura e degli effetti dei propri comportamenti.
Per quali ragioni secondo lei il film ha avuto tanto successo e quanto hanno inciso le proiezioni scolastiche?
Il film ha avuto successo per il modo non giudicante con cui tratta un tema molto sentito. Le proiezioni scolastiche sono state molto importanti per il passaparola, hanno pesato per un significativo 15% circa degli incassi complessivi. Così come hanno pesato le domeniche, che hanno registrato moltissime presenze: il film ha intercettato il pubblico delle famiglie con bambini dai dieci anni in su e questo è un dato importantissimo se pensiamo al difficile tema che affronta.
Crede che il messaggio di questo film possa aiutare ragazze e ragazzi a comprendere la gravità di certi comportamenti sistematicamente prevaricanti?
Il nodo cruciale è la decisione di Andrea di restare in silenzio, di non dirlo a nessuno, nemmeno ai genitori, tanto che la madre viene a sapere della pagina Facebook solo dopo la sua morte. Ciò che il film cerca di trasmettere è che non si deve tacere su questo tipo di situazioni. Bisogna parlare, perché altrimenti non si dà modo agli adulti di intervenire. Dopo la proiezione del film, a Gallipoli, due studenti sono andati dal preside a denunciare episodi di bullismo. E sicuramente non sono stati gli unici.
di Emilia Bandel
Roberto Proia

Dopo essere stato una delle prime risorse a dare il via a MTV di Viacom come Press Manager, nel 2001 Roberto Proia è passato all’industria cinematografica come Marketing Assistant presso Nexo Digital, poi Marketing Manager presso Moviemax. Dopo cinque anni presso Moviemax, nel 2012 ha co-fondato Notorious Pictures, dove è stato Head of Theatrical Distribution. Dal 2015 è Head of Theatrical Distribution presso Eagle Pictures e da gennaio 2019 è anche Head of Productions, con all’attivo diversi progetti come la trilogia di Sul più bello, Backstage – Dietro le quinte e Hotspot – Amore senza rete, film di cui è anche sceneggiatore. È produttore e sceneggiatore de Il ragazzo dai pantaloni rosa.

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