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Tornare in classe

Intervista a Corrado Augias – giornalista e scrittore

Tempo di lettura stimato: 5 minuti
22 Aprile 2025
22 Aprile 2025

Può raccontarci un evento, un insegnante che ha segnato la sua formazione?

Il professore di italiano al liceo. D’improvviso scoprii con lui, e più esattamente studiando Foscolo, che la letteratura mi riguardava, e da quel momento non mi ha più lasciato, guidando le mie scelte future.

Rammenta uno o più compagni di scuola che sono stati o sono ancora importanti nella sua vita?

Un compagno di scuola importante per la mia vita no, però un compagno di scuola che ho profondamente invidiato sì. Era un coetaneo, al ginnasio, quindi eravamo giovanissimi, un ragazzetto di Roma che si chiamava di cognome Imperatori, il quale aveva una latinità spontanea; non che studiasse molto, ma era capace di tradurre un brano dall’italiano al latino in due latini diversi: latino della decadenza e latino austero.

Cosa ricorda in particolare del suo percorso scolastico?

Della scuola ricordo bene il primo giorno in cui mia madre mi accompagnò e mi lasciò sulla porta a una maestra che mi invitava a entrare incoraggiandomi a non avere paura, e io ero disperato perché mi sembrava di entrare in un mondo sconosciuto e ostile. Poi si rivelò quello che si rivela per tutti, cioè un mondo con il compagno carogna e quello buono che ti dà un pezzo di merenda.

Con un salto all’estremo opposto mi ritrovo al liceo, dove invece avevo finalmente “imparato a imparare”, cosa che negli anni precedenti era stato difficile, e scoprii che studiare mi piaceva.

Lei si considera figlio della guerra. Com’era la scuola allora?

La scuola durante la guerra era approssimativa. Ricordo che un anno avemmo come unico libro di testo Pinocchio perché nella cantina dell’istituto ce n’erano quaranta copie e su quello facemmo italiano, matematica, analisi logica, geografia, tutte le materie insomma.

Poi era una scuola dove spesso non si andava o da cui si scappava perché c’era un allarme bomba; credo che lo stesso oggi avvenga in molte parti del mondo.

Che significato ha il 25 Aprile per lei?

A Roma, la data vera non è il 25 aprile, che poi diventa una data politica, di scoperta, legata alla Costituzione, alla Resistenza, ma il 4 giugno del 1944, quando arrivarono gli americani. Quella fu una gioia incontenibile. Credo che tutti quelli che hanno vissuto a Roma la giornata del 4 giugno, verso il primo pomeriggio, quando arrivarono gli americani, non se la sono più dimenticata, andavano via i cattivi soldati tedeschi e arrivavano i buoni soldati americani, con tutta l’approssimazione di questa definizione. Però per noi era così, quelli sparavano, questi avevano la cioccolata, i chewing gum, le caramelle col buco che si chiamavano Life Savers, e quindi cambiava il mondo. Pochi giorni dopo l’arrivo degli americani, arrivò il pane bianco, cosa che non vedevamo da quattro, cinque anni.

È importante per le nuove generazioni continuare a ricordare il 25 Aprile?

Il 25 Aprile fu un’acquisizione teorica, cioè politica, la nostra carta di legittimazione nel mondo democratico, nel mondo postbellico: noi che avevamo fatto la guerra, per di più dalla parte sbagliata, trovavamo nel riscatto della Resistenza il biglietto d’ingresso, per così dire, nel mondo della civiltà occidentale.

Il 25 Aprile è fondamentale perché la Costituzione nasce lì, come diceva Piero Calamandrei. Penso che la Costituzione non sia stata del tutto applicata; si è continuamente tentati di violarla, di abrogarne una parte, di forzarla in una direzione. È necessario quindi riandare alle fonti e ricordare come è nata, come siamo riusciti a ottenerla, conquistandola con le nostre mani per così dire, e non come gentile concessione. La nostra Costituzione è stata scritta da un’assemblea liberamente eletta. Mentre quella della Germania e del Giappone con i quali eravamo sciaguratamente alleati è stata scritta sotto la sorveglianza rigida degli americani. La Resistenza è servita a questo: a farci scrivere una carta costituzionale in maniera indipendente.

Quale considera la sfida maggiore della scuola di oggi?

Cercare di tenere insieme l’insegnamento del passato con l’immensa quantità di distrazioni e di novità che il presente offre.

L’importanza del ricostruire i fatti, coltivare la memoria e spiegare che senza memoria non c’è presente e quindi si mette a rischio anche il futuro.

di Federica Fulginiti

©Musacchio, Pasqualini / MUSA

Corrado Augias

Corrado Augias, giornalista, scrittore, autore di programmi culturali per la tv, è nato a Roma. I suoi numerosi libri sono tradotti nelle principali lingue. I titoli più recenti, tutti pubblicati da Einaudi, sono Il grande romanzo dei Vangeli (con Giovanni Filoramo, 2019 e 2021), Breviario per un confuso presente (2020), I segreti di Roma cristiana (2024, pubblicato nel 2022 con il titolo La fine di Roma) e La vita s’impara (2024). A maggio 2025 è in uscita, sempre per Einaudi, La musica per me.

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