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Tornare in classe

Intervista ad Adrian Fartade – divulgatore scientifico e performer

Tempo di lettura stimato: 5 minuti
25 Novembre 2024
25 Novembre 2024

Adrian, lei ha studiato fino ai quindici anni in Romania e poi si è trasferito in Italia. Può raccontarci un ricordo, un evento, un insegnante che ha segnato la tua formazione sia in Romania sia in Italia?

Uno di quelli che in Romania mi ha segnato di più è stato un professore di storia. Quando eravamo alle medie era in atto il conflitto in ex Jugoslavia e lui ne parlava e ci spiegava in cosa consiste il lavoro degli storici e perché studiare gli eventi del passato aiuta a capire ciò che accade oggi. Questo ci dava la capacità di guardare in modo diverso alle notizie.
Ricordo che un giorno avevamo un compito sull’impero romano e io non avevo studiato. Ma sono sempre stato appassionato di storia, mi piacciono i documentari, mi piaceva sentire i miei nonni che parlavano del passato, specialmente della seconda guerra mondale, che loro avevano vissuto da bambini. E così scrissi sul compito che non sapevo rispondere alle domande sull’impero romano, ma che avrei scritto tutto quello che sapevo di storia. E così ho fatto.
Avrei dovuto prendere il voto più basso e invece ho preso 9. L’insegnante mi ha preso da parte e mi ha detto: «Ti ho dato 9 perché, secondo me, se avessi studiato questo è il voto che avresti preso. Te lo do sulla fiducia». Questo gesto è stato trasformativo perché mi ha dato una chiave di lettura diversa: il voto non era l’obiettivo.
Allo stesso modo in Italia, all’istituto tecnico che ho frequentato, c’era un professore di chimica che disse a me e a un’altra compagna «Se vi piace la chimica potete farmi qualsiasi domanda, non solo relativa al programma». Quando incontri un insegnante così appassionato della sua materia cambia tutto.

L’arrivo nella scuola italiana com’è stato?

È stato disorientante il fatto che nessuno parlasse inglese, che non lo potessi usare come lingua di comunicazione. E gli insegnanti non erano preparati a gestire la complessità sociale: il razzismo, il sessismo, l’omofobia. Erano classi a prevalenza maschile e le ragazze venivano trattate molto male dai compagni e nessuno interveniva. Questo ha creato un ambiente inizialmente ostile.

I compagni di classe quindi non hanno avuto un ruolo positivo?

Ci sono state alcune eccezioni, compagni di classe con cui mi sono sentito bene. In quegli anni ho scoperto anche l’attivismo sociale e politico e sono diventato rappresentate di istituto, e questo mi dava una sensazione di comunità attiva.

La scuola ha contribuito alla tua scelta professionale? È stata un luogo di ispirazione?

La scuola mi ha permesso di testare alcune delle cose che mi piacevano. A casa non avevo un computer potente e di rado avevo internet. A scuola, invece, avevo accesso a entrambi; ho conosciuto lì i protosocial (MySpace ecc.) e ho scoperto che sarei potuto diventare un content creator.

Oggi sei un divulgatore scientifico: parli di spazio, astronomia, hai un canale seguitissimo su YouTube. Che ruolo ha lo studio nella tua professione?

Sono molto attaccato allo studio. L’università mi ha dato la capacità di affrontare temi complessi, e ancora oggi se non conosco un argomento so come affrontarlo, come creare un sistema di relazioni che mi aiuta a capire la complessità che devo poi raccontare per lavoro.

Nel tuo lavoro incontri spesso studentesse e studenti. Che cosa pensi della scuola di oggi?

Penso che non siamo abbastanza ambiziosi riguardo a quello che facciamo con la scuola. Quindi mi chiedo: se potessimo ripensare la scuola per formare davvero i cittadini del domani, formare ragazzi e ragazze che sanno affrontare la complessità del mondo, la penseremmo così com’è? Per esempio, non c’è nessun motivo per il quale non dovremmo saper affrontare, oltre alla complessità scientifica, anche la complessità emotiva della realtà. La scuola è centrale e mi piacerebbe che venisse cambiata prendendo decisioni importanti com’è stato fatto dopo la seconda guerra mondiale, quando nella Costituzione si è scelto di dichiarare la scuola obbligatoria e gratuita. Abbiamo pensato in grande ed è così che mi piacerebbe si facesse anche oggi.

Se potessi aggiungere una materia nella scuola, quale sarebbe?

C’è pochissimo spazio dedicato al corpo. Abbiamo una materia che sulla carta sembra un’opportunità gigantesca, l’educazione fisica. Potrebbe insegnare come stare bene con il proprio corpo in un momento come l’adolescenza in cui si cambia tantissimo.
di Cecilia Toso

Adrian Fartade

Adrian Fartade, divulgatore scientifico, si occupa di astronomia e astronautica, di cui parla nel suo canale YouTube link4universe. È anche attore, e tiene monologhi sull’esplorazione spaziale in planetari, scuole e teatri in giro per l’Italia; e autore di tre libri, tutti pubblicati da Rizzoli: A piedi nudi su Marte (2018), Su Nettuno piovono diamanti (2019), Come acchiappare un asteroide (2020).