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Tornare in classe

Intervista a Marco Malvaldi – scrittore

Tempo di lettura stimato: 5 minuti
15 Novembre 2024
15 Novembre 2024

Può raccontarci un ricordo, un evento, un insegnante che ha segnato la sua formazione?

Sicuramente la professoressa di Lettere del biennio, Giovanna Baldini. Ricordo che mi disse, con la sua erre moscia: «Malvaldi, sei ignorante, nel senso latino del termine: ignori le cose. Devi leggere». E mi diede due libri: Furore e Il giovane Holden. Quest’ultimo fu un’autentica scarica elettrica. Mi fece capire che i libri non erano quella roba polverosa, pieni di cose molto poco plausibili. Mi sono appassionato e da lì tutto è cominciato.

Ricorda uno o più compagni di scuola che sono stati o sono ancora importanti nella sua vita?

Il mio compagno del liceo è stato Marcello Bacchini, detto il MiBa. Purtroppo, non lo posso più frequentare perché è morto qualche anno fa. Studiò Ingegneria, poi andò a lavorare in Svizzera. Era una testa incredibile. Bravo a scuola e casinista al punto giusto, per fare le cretinate con gli amici. Senza di lui non sarei la persona che sono oggi.

Come è entrata la chimica nella sua vita, e quando ha deciso che quello sarebbe stato il suo percorso di studi?

 

Io mi sento scienziato per natura: sono una persona curiosa e mi piace distinguere con certezza il vero e il falso. La chimica è una disciplina scientifica, ma richiede anche manualità e senso del tempo e mi ha sempre attirato. Alla fine, però, mi sono iscritto a Chimica perché era l’unica materia di cui sapevo pochissimo. Al liceo ho avuto tanti bravi professori, tranne che di chimica. Ero curioso di vedere cosa fosse e si è rivelata una scelta azzeccata.

Quando ha capito che avrebbe voluto fare lo scrittore?

 

 

In realtà non ho ancora capito se faccio lo scrittore. Uno scrive, ma dire che di lavoro faccio lo scrittore è una cosa veramente strana. E mi spaventa anche un po’: a un certo punto uno potrebbe non avere più niente da dire e sarebbe un problema. Continuo a pensarmi un chimico che si è preso una lunga pausa.

Come vede la scuola di oggi?

Ho l’impressione che sia cambiata molto, soprattutto le medie mi sembra siano notevolmente migliorate. Le superiori invece mi sembrano troppo differenziate. Io trovo già eccessiva la distinzione tra liceo classico e liceo scientifico, semplificherei con il liceo in generale, quella scuola che si fa se vuoi continuare a studiare. E invece, oggi ci sono il liceo delle scienze umane, sportivo, scienze applicate… ne abbiamo davvero bisogno?

In Capra e calcoli si poneva alcune domande che in qualche modo anticipavano quelle che oggi ci si pone sull’intelligenza artificiale. Che ruolo può giocare nel campo della formazione e dell’istruzione?

Deve essere gestita e insegnata, ma bisogna farlo nel modo giusto, mostrare i paradossi generati dagli algoritmi, far ragionare. Saper usare e sapere come funziona sono due cose diverse. Io so guidare la macchina, ma se si ferma vado nel panico. Ecco, bisognerebbe insegnare ad alzare il cofano di quell’automobile, metterci le mani. E simulare anche tanti begli incidenti, per far capire cosa va storto se guidi male.

C’è qualcosa della scuola di oggi che avrebbe voluto avere ai suoi tempi?

Le attività extrascolastiche. Mio figlio sta facendo un corso pomeridiano di programmazione in Python, nella sua scuola c’è una squadra di scacchi che fa gare in giro per l’Italia. C’è tanta scelta e si può scegliere à la carte.

Se ne avesse la possibilità, ci sarebbe una materia che vorrebbe introdurre nella scuola di oggi?

Ce ne sarebbero due. Una è la statistica, credo sia fondamentale per essere un cittadino responsabile. L’altra è la filosofia, che spesso viene confusa con la storia della filosofia. Al tempo dell’intelligenza artificiale sono due materie che, combinate, ci aiuterebbero ad esempio a capire che quella artificiale non è un’intelligenza. Al massimo simula il cervelletto, ma a noi per ragionare serve il cervello. Se non siamo in grado di distinguere un ragionamento coerente da uno sbagliato, allora rischiamo davvero che le macchine ci freghino.
di Luca Indemini

Marco Malvaldi

Marco Malvaldi è dottore di ricerca in Chimica e, dopo un periodo come assegnista di ricerca, si è dedicato alla scrittura. Ha raggiunto la fama con la serie dei romanzi del Bar Lume (2007-in corso), tutti editi da Sellerio –  per cui ha pubblicato anche altri numerosi gialli. È anche autore di saggi di scienza e varia per diverse case editrici tra cui Il Mulino, Laterza, Rizzoli, Cortina e Giunti; e coautore insieme a Samantha Bruzzone di diversi libri per ragazzi editi da Mondadori.